Viaggio poetico in tre borghi di Sicilia
Diario di un viaggio poetico di Fabio Messina alla ricerca della bellezza nell’arte e nelle persone di tre piccoli paesi tra Messina e Catania del circuito dei borghi più belli d’Italia
- La Castroreale che voglio visitare è anche quella di persone e personaggi che la vivono. Ad attendermi all’ingresso del paese c’è Elena, contattata da me prima di intraprendere questo viaggio per trovare la genuinità di questi luoghi siciliani. Mi conduce presso la sua abitazione in campagna e mi mostra subito le erbe che accuratamente custodisce per continuare a tramandare la fitoterapia come medicina antica e ancora attuale. Elena mi invita a pranzo e mi delizia con una pasta di grani antichi e ortaggi locali. Mi racconta la sua esperienza di vita che l’ha portata a vivere qui da sola, per tornare a coltivare la terra e raccogliere le sue erbe terapeutiche dopo aver viaggiato e vissuto in molti paesi esteri.
Con me arriva dalla vicina Barcellona Pozzo di Gotto anche Sebastiano, giovane musicista con il quale subito improvviso miei versi poetici in dialetto con sue sonorità musicali.
Finito lo squisito pranzo, Elena mi porta da don Saro Fazio, anziano suonatore di zampogna che vive anche lui in campagna e zappa e coltiva la sua terra. Una cosa che oggi non vuole fare più nessuno, ma che lui, a 85 anni, si ostina ancora a praticare, assieme alla passione per la musica. Come don Saro mi ricorda, la radice della parola cultura è la stessa della parola coltivare e assieme arriviamo alla sintesi che entrambe servono a nutrire, la prima l’anima, la seconda il corpo. Dice di non avere più il fiato per fare musica con la zampogna, ma dopo che io e Sebastiano cominciamo a improvvisare una canzone, suona una delle sue armoniche e la sua fisarmonica, e cominciamo a divertirci, allestendo in fretta anche un ballo tradizionale.
Salutato il nuovo amico, con Elena e Sebastiano ci spostiamo a Protonotaro, frazione di Castroreale, ove abbiamo appuntamento con Fortunato Sindoni, uno degli ultimi cantastorie, che ci ha raggiunto da Barcellona Pozzo di Gotto. Davanti a un caffè, dialoghiamo su questa antica tradizione siciliana dei cantastorie e ci racconta delle sue esperienze importanti avviatesi con una lunga collaborazione con il poeta siciliano Ignazio Buttitta e la cantante siciliana Rosa Balistreri, con i quali è andato in tour anche all’estero. Parliamo del ruolo sociale che ha la poesia, il “cuntu” (racconto) e l’andare per piazze dei cantastorie; concordiamo sulla necessità dell’arte di tornare alla sua purezza originale, al suo ruolo essenziale di essere mediatrice di comunicazione tra e per la gente e portatrice di verità. Fortunato è riuscito bene in tale ruolo, spingendosi a creare opere di cantastorie anche su importanti temi sociali siciliani, tra i quali spicca la contrarietà alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
Dopo questa esperienza di risonanza torno al borgo, ove per cena al ristorante Al Duomo- Grani Antichi e Caffè (Corso Umberto 12, tel. 090 9410221) mi raggiunge l’amico poeta dialettale di Milazzo Salvatore Nania. Con lui, in serata, mi ritrovo con Elena e Sebastiano in giro per i vicoli del paesino a improvvisare canti e versi estemporanei.
L’indomani mattina, dopo un risveglio con meravigliosa vista sul golfo di Tindari dal B&B Le 2 Cantine ove soggiorno (via San Pietro 9, mob. 339 3252927), ho appuntamento con Mariella, dell’ufficio turistico comunale (tel. 090 9746087). Con la passione che la muove, mi accompagna a visitare il Duomo dell’Assunta, bellissimo esempio di architettura del XV secolo che intreccia fasi storiche differenti, dall’epoca bizantina al rinascimentale (elemento che in questa zona spesso si ritrova). Opere d’arte meravigliose, come le statue e l’acquasantiera di Antonello Gagini, quadri del ‘600 e tanto ancora mi ammaliano. Mi colpisce in particolare un dipinto il cui soggetto è l’assunzione di Maria al cielo, con la presenza nella scena in basso di un ebreo che afferra la veste della Madonna, quasi a trattenerla. Il tema della presenza ebraica in Sicilia è argomento che da tempo mi appassiona, e qui a Castroreale ci sono tanti segni che richiamano la mia attenzione. La stessa scena è riportata, in modo molto più chiaro, in una piccola opera in legno di epoca spagnola, esposta al Museo parrocchiale della chiesa di Santa Maria degli Angeli, ove mi reco con Mariella.
A poche centinaia di metri c’è la piazzetta della Moschita, con l’arco dell’antica Sinagoga, ritrovato per caso dopo il crollo dell’abitazione che lo conteneva celato fino al terremoto del 1978, uno dei tanti sismi che si susseguono in questa area instabile del messinese; eventi che quindi non portano solo a distruzione ma anche a scoperte.
La piazza si chiama così perché il termine arcaico siciliano per definire la sinagoga è Moschita o Meschita, una parola che è legata all’etimo della parola moschea, a indicare quanto forte era il mix tra la cultura araba e quella giudaica in epoca araba e poi normanna (molti degli ebrei giungono in Sicilia prima con gli arabi dalla tunisina Jerba e poi con i Normanni dal Nord Europa). Gli ebrei di Castroreale, come quelli di tutta la Sicilia e il regno di Spagna, verranno costretti ad andare via o a convertirsi, con l’editto di espulsione del 1492. Vicenda che ha segnato un vuoto sociale ed economico nella storia della Sicilia che probabilmente ci siamo trascinati fino ai giorni nostri.
Per pranzo mi fermo a mangiare una pasta di grani antichi al sugo di manzo, maiale e polpettine schiacciate al ristorante Don Chisciotte (tel. 327 0730050). Enrico, il titolare, con grande spirito di resilienza gestisce il suo locale puntando su cibi del territorio e sullo sviluppo turistico a misura d’uomo del borgo, anche con l’iniziativa dello street food della “Lapa c’arrusti”, la moto ape che arrostisce il cibo per strada.
Mi colpisce, nel pomeriggio, la visita all’azienda agricola Contrada Crizzina, gestita da un altro Enrico, figlio di emigrati, tornato da Milano per puntare alle piccole produzioni artigianali, soprattutto di conserve, per filiere corte e fuori dall’ambito della grande distribuzione (www.contradacrizzina.it).
Assieme ad altri giovani è in cerca della vita vera legata alla campagna. Vita che metterò in risalto con la scrittura di una poesia dedicata (assieme ad altre poesie su Castroreale e la sua storia ebraica).
- Al terzo giorno mi sposto verso Novara di Sicilia, a un’ora di strada, altro borgo tra i più belli d’Italia di circa 1.300 anime. Si trova nell’entroterra del Messinese, sotto una rocca definita il Cervino di Sicilia per la forma somigliante. Ad attendermi è il vicesindaco Salvatore Buemi, che trovo indaffarato in un incontro virtuale con alcuni esperti per organizzare un convegno sulla lingua Gallo-Italica. Questo idioma con accenti e influenze francofone è diffuso soprattutto nell’entroterra dell’Ennese e del Messinese e si parla anche qui. Mantenere la lingua è uno dei requisiti fondamentali per conservare questi luoghi, e Salvatore, assieme ad altri politici, si sta battendo per una legge che tuteli questa minoranza linguistica, retaggio della discesa in Sicilia di genti provenienti dall’Italia nord occidentale e dalla Linguadoca francese al seguito dei Normanni. Forse anche il nome Novara del borgo ha origine dalla omonima città piemontese, zona dalla quale proviene la lingua gallo-italica (ufficio turistico comunale tel. 0941 650954).
Salvatore mi presenta Angela Pantano, giovane appassionata studiosa della storia del suo paese, e assieme giriamo il borgo iniziando dal Duomo, ove per Pasqua si rinnova il rito della Svelata del Cristo Risorto. Da qui ci muoviamo verso la zona dei ruderi del castello, dalla quale si vede il mare fino alle isole Eolie, per poi pranzare al ristorante limitrofo Il Castello (via Ammiraglio Lauria tel. 388 0400793).
Angela durante il pranzo cerca le tracce della presenza ebraica a Novara, cosa che al solito mi incuriosisce, ma ne troviamo poche e sparute e concludiamo che un quartiere e una comunità locale non vi sia mai stata, a parte qualche singola famiglia (forse Maimone e di certo Di Vita).
Dal Castello scendiamo a valle per meravigliosi antichi vicoletti ad ammirare la chiesa di San Giorgio, il primo patrono del paese, proprio nel giorno in cui ricorre la festa del Santo. La chiesa è adornata da un portale con evidenti tracce svevo normanne legate al suo culto. Sono elementi medievali che ritroveremo incastonati anche nel portale della bellissima chiesa di Sant’Antonio Abate, più a valle.
Salvatore ci tiene a farmi vedere anche il teatro comunale dedicato al musicista e compositore Riccardo Casalaina, restaurato e attivo in questo piccolo comune. E io, appena vi entro, mi ispiro al solito a inventare versi poetici estemporanei sul tema della teatralità. Segue poi la visita all’antico mulino ad acqua Giorginaro che macina grani antichi, gestito dalla famiglia Affannato (tel. 334 2767425).
Quindi ci muoviamo di nuovo verso il centro, dove gusto, alla pasticceria San Nicola (tel. 339 7698822) il dito di Apostolo, una sorta di cassatina di ricotta a forma, appunto, di dito; presso la vicina Macelleria Antonella (tel. 0941 650692) acquisto anche un po’ di “maiorchino”, il gustosissimo formaggio locale, apprezzato anche oltre i confini della Sicilia Un grande piacere la visita di Novara di Sicilia, paese della pietra e della musica.
- Nel tardo pomeriggio mi dirigo a visitare il terzo borgo tra i più belli d’Italia del mio viaggio, ovvero Castiglione di Sicilia. Per arrivarci occorre prendere una strada di montagna piena di curve e soprattutto intramezzata da una frana accanto al fiume.
Mi attende Nunzio Valentino che mi ospita nell’albergo diffuso Borgo Santa Caterina (via Archimede 37, tel.347 4417473), realizzato presso l’antico quartiere ebraico di Castiglione recuperando diverse case tipiche del luogo. In serata durante un mio primo giro tra i vicoli cerco di cogliere l’anima di questo comune ai piedi dell’Etna. Capisco subito che qui, come altrove in Sicilia, si sta vivendo il passaggio da un’era in cui il paese era molto vivo a quella in cui è costretto a sopravvivere di turismo, possibilmente alternativo, per evitare l’emorragia migratoria verso le città o fuori dall’Isola. Nel mio girovagare ho tempo per conoscere l’antica tradizione locale del ricamo a “punto ad ago” (all’inglese) attraverso la signora Maria Concetta.
L’indomani mattina ad accompagnarmi è Cettina, dell’ufficio turistico locale (tel. 800010552), bravissima a cogliere ciò che cerco. Mi porta subito nella zona di Santa Caterina, ove sono ospitato, e mi mostra la zona araba, quella bizantina e quella ebraica; in quest’ultima visitiamo esternamente quella che è indicata con alta probabilità come la sinagoga (meschita) di Castiglione. Dai dettagli degli stipiti di ingresso, noto segni che anche a me danno conferme del suo ruolo sacro giudaico.
Cettina mi racconta anche del romanzo Un amore giudeo scritto dall’ex sindaco Enzo Grasso, ispirato a una storia probabilmente avvenuta nel Quattrocento: una sorta di Romeo e Giulietta locale ove una nobile si innamora di un ebreo con il solito brutto epilogo. Storia invece realmente accaduta è quella del rabbino Bitone, ucciso dai fratelli Crisi per la sua risposta a una loro provocazione, in un periodo di poco precedente a quello della cacciata degli ebrei dalla Sicilia.
Ci muoviamo dunque verso il fiume Alcantara a pochi chilometri dal paese, per visitare la Cuba Bizantina, ruderi di chiesa tra i meglio conservati in Sicilia del periodo. Qui sembra di ascoltare ancora le preghiere in stile ortodosso, perché madre natura nei dintorni risuona del vento della storia e del fascino unico del fiume Alcantara. Ne andiamo ad ascoltare l’impeto con il quale scende verso valle, soprattutto nella curva più grande, definita in dialetto “bozzu muciula” (letteralmente “salto che è ingordo, che si beve tutto”) dal pittore Vincenzo Frisina, amico di Cettina, che è in vacanza al suo paese di origine dal quale è emigrato verso Roma.
Dopo un ottimo pranzo al President (tel. 0942 984142), ove ho apprezzato un gustoso piatto di maccheroni al sugo fatti in casa, con salsiccia e funghi, Cettina, che ho doverosamente denominato ambasciatrice di bellezza, vista la passione che ha nel raccontare Castiglione, mi introduce e presenta il poeta locale Antonino Zumbo, con il quale scambiamo poesie, libri, esperienze ispirative e ciò che ci muove a scrivere versi per risuonare le nostre vite con gli altri, i luoghi e i fatti della quotidianità.
Nel bar del ristorante la signora Enza mi ha fatto assaggiare un suo dolce preparato con le noccioline locali, che io “battezzo” subito “i fimmini beddi” (le belle donne), prendendo spunto da un detto tipico locale.
Nel quinto e ultimo giorno di questo viaggio, approfitto per girare in solitario i vicoli, le chiese, il castello e gli angoli più belli di Castiglione. A due passi dall’albergo diffuso vado a visitare il Cannizzo, torrione nella parte occidentale del paese, con la vicina chiesetta. Splendido luogo panoramico dal quale sembra toccare con mano il grande vulcano siciliano e la natura adiacente.
Quindi, salendo per vicoli e dopo averne esplorati alcuni tra i più nascosti, arrivo su fino alla chiesa della Madonna della Catena, la cui festa sarà tra pochi giorni, che si affaccia su un panorama dal quale si ammira tutto il borgo e “mamma” Etna. A pochi passi è il Castello di Lauria (risalente al periodo normanno-svevo) sulla sommità del paese, ove entrando, trovo l’Enoteca Regionale Siciliana (via Edoardo Pantano 46). Credo non sia un caso che sia in questo comune sul cui territorio si estendono ampi vigneti che producono alcuni degli eccellenti vini dell’Etna. Andrea, sommelier dell’Enoteca, me ne fa assaggiare uno che mi inebria e aiuta la mia ispirazione a scrivere alcune poesie, tra le quali una dedicata a questo bellissimo borgo. Ne ricaviamo subito un video che condivido attraverso i social con coloro che ho già conosciuto in paese, per usarlo come promozionale dell’anima del luogo, come sono solito fare, anche girando per vicoletti.
Dal castello mi muovo ancora per visitare altre chiese e ammirare il panorama anche dall’altro lato del borgo, verso la valle del fiume Alcantara e il vicino paese di Francavilla di Sicilia.
Mi colpiscono alcune balconate barocche, con i mascheroni in pietra lavica e parti limitrofe in pietra bianca, a testimoniare l’incontro tra i colori e i componenti della roccia dei vicini monti Peloritani messinesi e quella dell’Etna. Sintesi di cui è testimone Castiglione di Sicilia, sospesa tra la cultura e la mentalità del messinese e quella etneo-catanese.
Il mio viaggio si conclude qui, trovando un filo conduttore che unisce castelli, passaggi di dominazioni diverse delle Sicilia e presenza di tracce giudaiche nei tre borghi che ho vissuto in questi giorni; anche e soprattutto attraverso le persone del luogo che mi hanno aiutato a esplorare la favolosa anima di Castroreale, Novara di Sicilia e Castiglione di Sicilia, non a caso parte del circuito dei borghi più belli d’Italia.
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