
Val Fiorentina: storia, bellezza, tradizioni del Cadore

Pescul – Ph. Franco Voglino
La Val Fiorentina è uno spettacolare angolo di Dolomiti che nascondono nel loro cuore più profondo un mistero: chi era Valmo? Diversi sono i protagonisti di questa piccola ma affascinante e splendida valle delle Dolomiti popolata da un comune e poche borgate che da Selva di Cadore salgono verso il Passo Staulanza.

Selva di Cadore – Ph. Franco Voglino
Uno è lui: il “caregòn de ‘l Padreterno” (la sedia di Dio): ossia il Monte Pelmo, magnifico torrione roccioso la cui cima tocca i 3.168 metri e che si fregia di essere la prima cima dolomitica ad essere scalata (nel 1857, dall’irlandese John Ball) e sulle cui pendici sorge il primo rifugio italiano delle Dolomiti (il rifugio Venezia-Alba Maria de Luca, eretto nel 1892). Visto dalla Val Fiorentina appare più come un grandioso torrione che come un trono, un monolite immenso che domina la verde vallata caratterizzandone lo sfondo verdeggiante.

Museo Vittorino Cazzetta – Ph. Franco Voglino
Il secondo protagonista è Valmo, un nome che forse non tutti conoscono. Avete presente Ötzi, l’uomo di Similaun ritrovato nei ghiacci dopo 5mila anni di riposo e che si trova ora in un avveniristico museo di Bolzano? Bene, Valmo di anni ne ha oltre 8mila e riposa ora nel nuovissimo museo di Selva di Cadore.
Non si deve aspettar la pioggia per visitare il museo dedicato a Vittorino Cazzetta, lo scopritore dell’importante sepoltura preistorica, merita anche in una bella giornata di sole poiché si viene portati alla scoperta della vita delle montagne di un tempo così lontano e, incredibilmente, così vicino.

Fertazza – Belvedere – Ph. Franco Voglino
Se poi si vuole vedere dal vero il sito del ritrovamento archeologico, ebbene, non resta che salire in direzione del Passo Staulanza, fermarsi qualche tornante prima e imboccare la sterrata che porta al rifugio Città di Fiume. Da lì si sale ancora fino ad arrivare ai 2.158 metri di altitudine del Pianoro di Mondeval al cui centro sorge l’enorme masso erratico che per millenni ha fatto da ricovero per cacciatori e pastori e sotto il quale, nel 1987, è stata ritrovata la sepoltura di Valmo .

Mondeval – Ph. Franco Voglino
L’iniziale segnalazione da parte di Vittorino Cazzetta permise a una équipe di ricercatori di ritrovare lo scheletro del cacciatore mesolitico vissuto 7.500 anni fa. La scoperta fu di portata mondiale, sia per il fatto che lo scheletro e il ricco corredo funebre erano in uno stato di ottima conservazione sia perché fino a quel tempo non si era a conoscenza che i cacciatori mesolitici frequentassero l’alta montagna. Il masso erratico dove è stata ritrovata la sepoltura è meta di un’escursione/trekking tra le più belle delle dolomiti.

Mondeval – Ph. Franco Voglino
Lo scheletro dell’Uomo di Mondeval e l’intero corredo assieme ad altre informazioni sulla vita di questo nostro antico antenato sono visibili presso il museo di Selva di Cadore.
Una passeggiata che vale la pena fare anche se non si è interessati all’archeologia, detto per inciso, poiché il sito possiede un fascino assoluto tra forcelle sassose e verdeggianti pascoli (600 metri di dislivello, 8 km, circa due ore solo andata).

Santa Fosca Toffol – Ph. Franco Voglino
Se non si ama l’escursionismo di quota, allora non resta che volgere i passi verso il più tranquillo Belvedere, sopra Fertazza. Si può raggiungere in due modi: camminando per un’ora e mezza lungo i sentieri che partono dal Passo Staulanza (350 metri di dislivello, 4,5 km solo andata), oppure salire con la comoda funivia che da Pescul porta in due tratte a questo incredibile punto di vista che si apre a 360° verso il grandioso Civetta (3.220 m) ed il sottostante lago di Alleghe, verso la Marmolada (3.343 m), il Sassolungo (3.181 m), il Piz Boè (3.152 m). Una località dove sostare in silenziosa ammirazione!

Santa Fosca – Ph. Franco Voglino
Se invece non se ne vuol sapere di alte cime ma si preferisce starsene tranquillamente alla modesta ma fresca quota di fondovalle, che si aggira sui 1.500 m, ecco che si può passeggiare tranquillamente per la borgata di Santa Fosca la cui candida chiesa si trova su un ventilato poggio, e soprattutto per le sue storiche frazioni di L’Andria e di Toffol, situate poco a monte.

Santa Fosca L’Andria – Ph. Franco Voglino
Tra tabià di legno e pietra, mulini e faèr (essiccatoio per le fave) si può trascorrere anche un’intera giornata alla ricerca di dettagli curiosi come, per esempio, il travai, marchingegno che serviva a tener ferme le bestie durante la ferratura. Cavalli e muli? Macchè: mucche!
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