
Torre del Greco, sotto l’ombra del Vesuvio
Incastonata tra mare e Vesuvio, al centro del golfo di Napoli, capitale mondiale della lavorazione del corallo e dei cammei. Torre del Greco si presenta così. Distrutta ben sette volte dalle eruzioni vesuviane, è stata sempre ricostruita dai suoi laboriosi abitanti.

Il porto, che da peschereccio e da punto di partenza per spugnare e coralline si è trasformato in uno dei punti preferiti per il turismo nautico. Sull’intero abitato incombe il Vesuvio che ha seppellito Torre del Greco sette volte. Oggi è un sorvegliato speciale grazie ai sensori dell’Osservatorio Vesuviano, ente istituito dal re delle due Sicilie Ferdinando II di Borbone nel 1841. © Mimmo Torrese
Nella prima metà del secolo scorso era ambita stazione climatica consigliata dai medici per guarire da molte malattie. E fu proprio qui che nel 1836 il poeta Giacomo Leopardi cercò giovamento ai tanti malanni che lo affliggevano, soggiornando nella villa che l’amico Ranieri aveva a disposizione alle falde del Vesuvio. Ebbe il tempo di comporre anche la celebre La ginestra che ha poi dato il nome all’antica dimora nobiliare.

Villa delle Ginestre dove soggiornò il poeta Giacomo Leopardi ospite dell’amico Antonio Ranieri. L’attuale aspetto neoclassico si deve a una ristrutturazione del 1907. Il suo nome ricorda una delle due poesie composte dal poeta, “La ginestra” e “Il Tramonto della Luna”. Oggi dopo vari passaggi, è di proprietà dell’università Federico II di Napoli ed è gestita dall’Ente Ville Vesuviane. © Mimmo Torrese
Seppur compromessa dalla speculazione edilizia degli anni Cinquanta e Sessanta, la città vanta ancora numerosi tesori architettonici. Uno tra tutti Palazzo Vallelonga, un bellissimo edificio del Settecento oggi sede di un istituto bancario del territorio. Ma nei confini della città si contano tante “ville vesuviane”, dimore e palazzi costruiti dai notabili del tempo per stare vicino al sovrano Borbone che si era creato una splendida reggia estiva a Portici.

Rocce laviche in contrada Calastro, una delle più antiche contrade torresi. In primo piano ci sono due “scogli” a cui generazioni di abitanti sono legati da un affetto viscerale. Prima della costruzione del porto ottocentesco, era l’approdo naturale dei natanti. Da sempre è stata la spiaggia del centro storico. © Mimmo Torrese
Il lungo litorale a sabbia nera è stato per decenni volano di un turismo che ha portato la crescita anche di un’offerta eno-gastronomica di tutto rispetto. Locali storici come la Casa Rossa, ubicato in quella che fu l’antica riserva di caccia del re Borbone La Mortella, nato nel 1888 come piccolo ristorante che si raggiungeva via mare e che aveva come specialità il pesce vivo. Oggi porta avanti l’antica tradizione culinaria della zona con l’aggiunta di una struttura alberghiera.

Il fronte lavico a corso Garibaldi, nella zona mare. Per secoli le donne si recavano su queste rocce per aspettare i mariti e i fidanzati al ritorno delle battute di pesca. Oggi è un luogo panoramico con vista sul braccio del porto e su Capri. © Mimmo Torrese
La grande notorietà internazionale Torre del Greco la raggiunge grazie alla lavorazione del corallo e dei cammei, iniziata prima come capitale della pesca del corallo rosso, nei ricchi banchi della Sardegna, della Sicilia e Algeria, e poi proseguita con la creazione di gioielli grazie alle tante maison che nacquero durante l’Ottocento. Una su tutte è la ditta Ascione, nata nel 1855 nel centro storico, che è stata grazie a Giovanni Ascione un’azienda leader nel design dell’oggetto prezioso discostandosi dal mero prodotto di artigianato.

Il museo nella sede napoletana della prestigiosa fabbrica di corallo Ascione. Attiva dal 1855 a due passi dalla chiesa madre, è ancora adesso uno dei punti di riferimento per la lavorazione dei coralli e dei cammei in città. È attiva anche nel settore del restauro. © Mimmo Torrese
Oggi il corallo è una specie protetta e sottoposta a una pesca sostenibile che rispetta l’ecosistema marino, e le aziende hanno fatto la loro parte investendo nell’innovazione per evitare la pesca sconsiderata dei primi anni del secolo scorso. Si opera in maniera selettiva per salvaguardare i banchi di corallo, che però non hanno nulla a che vedere con la barriera corallina, i cui antozoi non sono utili per la gioielleria. Tra le eccellenze lavorate, il corallo rosso del Mediterraneo, forse uno dei più belli disponibili in natura. Per continuare a formare maestranze, ancora adesso funziona quella che fu l’antica Scuola del Corallo fondata in un antico convento nella seconda metà dell’Ottocento. Oggi è inquadrata come liceo artistico a “indirizzo raro” e insegna come lavorare il corallo e come realizzare i cammei, utilizzando le conchiglie “corniola” o “sardonica”.

Anche la lavorazione del corallo, pur continuando nel solco della tradizione, sperimenta nuove forme destinate alle giovani generazioni. In questa foto una creazione di gioielli Carola, una piccola maison che si è fatta notare per la bellezza e l’innovazione. © Mimmo Torrese
Tanti i monumenti da vedere in città, il più importante di tutti è la basilica di Santa Croce, che ha il campanile più piccolo rispetto al sacro edificio perché è per metà sepolto dalla lava dell’eruzione del 1794. L’antica chiesa venne completamente distrutta e l’attuale di gusto neoclassico fu ricostruita da don Vincenzo Romano, che è stato proclamato Santo nel 2018, primo parroco a salire agli onori degli altari.

La chiesa madre dedicata alla Santa Croce con il suo caratteristico campanile barocco più basso della chiesa. Questo perché fu abbracciato dalla lava e sepolto per più di due ordini. Quello che si vede è la parte superiore. La chiesa, in stile neoclassico, fu ricostruita grazie ai torresi e al loro parroco Vincenzo Romano, oggi santo. © Mimmo Torrese
Ma è il centro storico ad affascinare il visitatore – con l’intero quartiere arroccato attorno all’antica Santa Maria di Costantinopoli – che ha conservato gli antichi palazzi e le strette viuzze che raggiungono Palazzo Baronale, oggi sede dell’assise cittadina. Nella chiesa di Santa Maria, che venera una statua sottratta dal corsaro torrese Maldacena ai turchi che l’avevano predata chissà dove, ebbe sede il Pio Monte dei Marinai. Si trattava di un organismo che pagava il riscatto dei pescatori torresi rapiti dai pirati barbareschi, che dalle coste del Nordafrica si spingevano fino alle coste dell’Italia meridionale per depredare e rapire uomini e donne.

La chiesa di S. Maria a Costantinopoli, nell’antico quartiere abbarbicato tra mare e il castello baronale. Sede del Pio Monte dei Marinaio che aveva come oggetto il riscatto dei pescatori rapiti dai pirati barbareschi. Oggi è oggetto di restauro. © Mimmo Torrese
Torre del Greco attualmente si presenta con un bel porto turistico e con attività economiche legate alla tradizione ma anche al terziario avanzato.

Ancora oggi sopravvive una discreta pattuglia di pescherecci e di piccole imbarcazioni dedicate alla pesca. Notevole il settore vivaistico dedicato alle cozze, di cui i torresi sono ghiotti. Tante le preparazioni culinarie che utilizzano i mitili come base. © Mimmo Torrese
Tante le strutture ricettive che sono spesso piene grazie anche alla vicinanza con l’antica Ercolano e Pompei e con la strada di accesso a uno dei monumenti più visitati della Campania, il Vesuvio, che si erge proprio sopra Torre del Greco e che si affida alle tante statue di San Gennaro per ottenere, tramite l’intercessione divina, la benevolenza del vulcano.

Una delle tante cavità del sottosuolo create dalle eruzioni vulcaniche. Questa si trova sotto la chiesa madre, avvolta e distrutta dalla lava sul finire del settecento. Grazie a questi cunicoli si può osservare una piccola parte della chiesa preesistente. A cadenza regolare si svolgono visite guidate. © Mimmo Torrese
Come arrivare
Trenitalia: stazione di Torre del Greco (attivata nel 1841)
EAV ex Circumvesuviana: stazione Torre del Greco
Autostrada A3: uscita Torre del Greco
5 Comments
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FRANCO PALOMBA DEI CANTIERI NAVALI DI FU IL CAV. CIRO PALOMBA
PECCATO CHE HAI DIMENTICATO LA CANTIERISTICA ED I SUOI MAESTRI D ASCIA FAMOSI NEL MONDO.
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Maddalena Stendardi
Buongiorno Franco, ti risponde Mimmo Torrese, autore del pezzo su Torre del Greco: “È innegabile il ruolo della cantieristica nell’economia torrese, come del settore florovivaistico. Ma la sua non menzione non è determinata da una dimenticanza. L’articolo è in chiave di fruizione turistica della città ed è ospitato in un portale che propone itinerari di questo tipo”.
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Ascione Silvia
Sono una Torrese e vi ringrazio per questo articolo dedicato al mio paese. Mi chiamo Sr.Silvia Ascione e leggendo questa carrellata di meraviglie che possiede la mia città mi sono emozionata. Grazie a questo giornalista Mimmo Torrese che mi ha fatto conoscere cose che non sapevo. Non so se ci sia una parentela con Giovanni Ascione, comunque grazie
ancora e vi saluto il mio saluto francescano di Pace e bene! 27/ 09 /2023-
Maddalena Stendardi
Risponde Mimmo Torrese, autore del pezzo: “Grazie per aver apprezzato il nostro articolo dedicato a Torre del Greco. Questo ci sarà di sprone per realizzarne altri. La Storia complessa che si è venuta a sviluppare sotto al Vesuvio ha costituito il tessuto connettivo su cui si sono sviluppate le bellezze architettoniche e paesaggistiche di cui solo una piccola parte abbiamo raccontato nell’articolo pubblicato”.
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EMILIA GAMBINI
Ottima presentazione della CITTADINA non eccessivamente lunga e capace