San Leo – Emilia Romagna
In vetta alla rupe
Sembra inaccessibile, sospeso tra le nuvole su un masso calcareo gigantesco e dominato dal forte. Ci si arriva da una sola strada intagliata nella roccia che all’improvviso, dopo una curva, sfocia all’ingresso.
La porta permette l’accesso al borgo di San Leo, in Val Marecchia, a 32 km da Rimini, paese del quale Umberto Eco è cittadino onorario dal 2011: qui sorgono i palazzi dei nobili, la pieve preromanica, il duomo del XII secolo, la torre civica, il museo di Arte Sacra recentemente allestito nel Palazzo Mediceo.
E naturalmente le botteghe, dove si vendono prodotti gastronomici locali e souvenir. San Leo ebbe tra gli ospiti illustri Dante e San Francesco.
Noi proseguiamo verso la Rocca, 100 metri più in alto, raggiungibile a piedi o con un servizio navetta a un prezzo modico.
Capolavoro dell’architettura militare, davanti alla Rocca di San Leo (metri 583 slm), che s’innalza su un enorme masso roccioso tutt’intorno invalicabile, ci si sente molto piccoli. Il forte fu luogo prima di fede e poi di guerra: prima sede di dei pagani, poi di predicatori cristiani.
Il mistero del tesoro scomparso
Berengario II, incoronato re di Italia a Pavia nel 950, lasciata la città-capitale per le sorti a lui avverse, si arroccò a San Leo che divenne quindi la nuova capitale d’Italia, e resistette da qui all’esercito imperiale di Ottone per quasi due anni.
Il giorno in cui si arrese sparì anche il suo tesoro e otto secoli dopo tre contadini che lavoravano nei campi trovarono un cofano pieno di tesori di squisita fattura. La chiesa li accusò di appropriazione indebita e tutto finì con un nulla di fatto. Da questo gruzzolo nacque la prima leggenda (e il primo giallo) di una serie che riguarda per l’appunto il tesoro di Berengario.
Ma che cosa è la Rocca di San Leo? All’origine era un semplice castrum romano; nel 538 cadde nelle mani di un re dei Goti e poi passò di proprietà più e più volte, cambiando anche l’aspetto.
Sotto Federico di Montefeltro nel 1473 la fortezza fu completamente restaurata e prese l’aspetto attuale.
Passò poi ai Borgia, ai Della Rovere, ai Medici e allo Stato Pontificio, che lo dovette cedere ai francesi e agli austriaci, riprendendoselo poi fino al 1860, quando dovette cederlo definitivamente alla corona Sabauda.
La rocca, oltre a una formidabile posizione strategica, ha una fonte d’acqua inesauribile e fu per questo considerata inespugnabile.
Prigionieri illustri
Oggi nelle torri e negli appartamenti sono esposte armi antiche e moderne ed è ordinata una pinacoteca.
Da visitare sono le celle dove fu rinchiuso il Conte di Cagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo, dapprima nella stanza del tesoro e poi nel pozzetto, con l’accesso unico, ai tempi, da una botola: egli qui morì nel 1795. Obbligatorio passare alle altre celle dove finì il patriota Felice Orsini (1844) con il padre e altri due compagni.
Durante la visita state attenti alla testa: i passaggi sono bassi. Corridoi e sale delle torture completano il quadro, ma attenzione se siete impressionabili!
Fuori il panorama è uno dei più belli e caratteristici della regione, domina la vallata del Marecchia, fino al mare: un paesaggio di ampio respiro e rasserenante!
Info: Comune San Leo
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