
Overtourism: che cos’è e come possiamo arginarlo
Overtourism, il sovraffollamento turistico, è l’opposto del turismo sostenibile. È diventato un termine molto usato nel settore dei viaggi e del turismo: comprenderne le complessità è il primo passo per affrontarlo.
La prima e più importante cosa da capire su questa sorte di “turismo cannibale” è che riguarda tutti noi. Non è solo una minaccia per alcune destinazioni o attrazioni, ma è un fenomeno in ascesa che può strangolare qualsiasi luogo o comunità. Il numero di turisti in un certo luogo diventa insopportabile, aumenta il disagio delle comunità che ci vivono, la qualità di vita si abbassa e l’ecosistema ne risente.
Le città diventano invivibili, i luoghi d’arte sopra-affollati con code infinite per accedervi, le spiagge gremite, in montagna si fa la coda per salire in vetta come per vedere una fioritura di fiori gialli o azzurri, così che la bellezza viene cancellata dalla massa che avanza, incalza, spinge e fa correre, invece che soffermarsi ad ammirare un luogo o un’opera. L’esperienza è stressante.
Anche vicino a casa nostra ci sono buone probabilità che troppi turisti arrivino presto a colpire un parco o un fiume o un sentiero.
Destinazioni sovraffollate
Molte destinazioni all’inizio del loro ciclo di vita trattano la crescita eccessiva come qualcosa che riguarda solo i luoghi più popolari. Non è così.
Un post di Facebook o una foto Instagram può trasformare un quartiere tranquillo o un’area naturale isolata in un luogo sovrappopolato in pochi giorni, mentre il resto della destinazione rimane sottosviluppato e in realtà ha bisogno di più crescita.
In secondo luogo, le destinazioni emergenti hanno meno esperienza nella gestione del turismo. Se si trovano di fronte a un improvviso picco di arrivi, potrebbero soffrire molto rispetto a una destinazione più matura che ha sperimentato una crescita costante per lungo tempo e ha progressivamente sviluppato capacità in risposta. Ecco perché l’overtourism è una sfida che dovrebbe essere ben compresa sia dalle destinazioni emergenti sia da quelle mature.
I danni dell’overtourism
Il turismo eccessivo rovina preziose attrazioni naturali e culturali e trasforma destinazioni attraenti in luoghi semplicemente affollati, che non lasceranno un buon ricordo in chi li visita. Si pensi a Venezia come alla spiaggia La Pelosa in Sardegna, a Mallorca come ad Amsterdam, a Capri come all’Everest, a Machu Picchu come a Polignano….
Spesso il turista si comporta peggio che a casa propria e fa cose che non si immaginerebbe di fare nella propria città. Come i bagni nelle fontane, i tuffi nella laguna di Venezia, alle scalate a monumenti artistici fragili e così via. Non bastano tasse di ingresso e sanzioni per il pessimo comportamento per arginare la massa dei turisti. Ma l’aumento dei movimenti anti-turismo in alcune destinazioni è comprensibile, oltre che un altro motivo di preoccupazione.
I danni provocati dall’overtourism possono costringere i tour operator a escludere determinati siti o aree dalle esperienze che hanno offerto in passato. In effetti, alcuni hanno iniziato a modificare gli itinerari perché i loro clienti non erano soddisfatti delle aree sovraffollate.
Che cosa si può fare
Le autorità turistiche, le associazioni e le organizzazioni internazionali dovrebbero essere tutte proattive nella battaglia contro il troppo turismo perché possono rovinare negativamente l’immagine del settore. L’overtourism non può essere “risolto” da una singola destinazione o da un singolo gruppo di persone. Ci sono molte cose che dovremmo fare tutti di fronte a questa sfida unica nel suo genere che richiede una collaborazione e un’innovazione approfondite.
Il contraccolpo verso l’industria del turismo nel suo insieme è già evidenziato dai residenti che soffrono nelle città invase dai turisti, dall’aumento dei sentimenti anti-turismo e dalla distruzione di beni naturali e culturali a causa di comportamenti inappropriati. Ciò potrebbe portare un diverso sviluppo turistico nel futuro. I residenti in destinazioni che già fanno affidamento sul turismo possono iniziare a rifiutarlo e lanciare iniziative pubbliche contro di esso, come già succede in parecchie località, per esempio a Barcellona dove appaiono scritte tipo “Turisti andate a casa”. I residenti in aree che attualmente non beneficiano del turismo, ma che hanno il potenziale per farlo, potrebbero voltare le spalle all’opzione temendo che ciò causerà più problemi che soluzioni. Certo è che una cattiva immagine dell’industria è dannosa per tutti coloro che vi lavorano.
Luoghi e comunità preservati
Al centro della battaglia contro l’overtourism c’è la necessità di mantenere integri il più possibile luoghi e comunità.
- Il primo passo è ammettere che il problema esiste e che è una minaccia per l’intero ecosistema. Parte del riconoscere la sua esistenza è capire che può apparire ovunque nel giro di pochissimo tempo. È importante che le destinazioni emergenti e quelle più mature comprendano che, con una pianificazione adeguata e azioni collaborative, possono minimizzare i rischi e assicurare che continuino a sviluppare una buona economia di viaggio in futuro.
- Il passo successivo è l’attivazione della rete di stakeholder locali (inclusi il settore pubblico, il settore privato, le organizzazioni non governative e i membri della comunità) per esplorare le tattiche e le soluzioni preventive. Ci vuole il coinvolgimento di tutti.
- Un processo collaborativo può aiutare a stabilire una visione comune su come dovrebbe essere il turismo e cosa dovrebbe fare per la destinazione e i suoi residenti, e dovrebbe anche aiutare a identificare potenziali minacce che potrebbero bloccare la capacità di raggiungere questa visione.
Sulla base di un’analisi chiara, le parti interessate di una destinazione possono identificare modi intelligenti e creativi per bloccare i rischi e intraprendere iniziative per un turismo che lasci un impatto positivo su luoghi, persone, aziende e viaggiatori. Dovrebbero prendere in considerazione la capacità di carico ed esplorare i limiti dei cambiamenti accettabili prima di consentire determinati sviluppi. Le imprese legate al turismo possono sostenerle diventando più consapevoli quando progettano itinerari e commercializzano attrazioni locali.
Non è sostenibile fare promozione del territorio senza avere una visione globale della capacità di accoglienza. E soprattutto: dobbiamo preservare quello che abbiamo e generare soluzioni in modo che tutti possiamo godere di un futuro più sano e meno affollato per il nostro intero ecosistema globale.
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